TRANSESSUALITÀ: (Ri)scoprire se stessi nel proprio corpo. Intervista a Michael.
- Paesane
- 18 gen 2018
- Tempo di lettura: 7 min
Aggiornamento: 22 gen 2018
Il contesto del paese, il salone di parrucchieri in cui lavora e la famiglia.
Ma soprattutto Iris, una ragazza di 25 anni che, in fondo, è sempre stata Michael.
Gnōthi sautón (Conosci te stesso), l'esortazione greca che si fa emblema di felicità nella storia di Michael. Conosci te stesso, è l'augurio di PAESANE alla sua prima uscita.
Buona lettura.

In un mondo in cui tutto deve avere una definizione, tutto deve avere un'etichetta. Nel tuo caso, come percepisci questo atteggiamento?
Non mi è mai piaciuto dare etichette alle persone, non mi piace quando qualcuno deve incasellarmi in qualche categoria. Sono solo nato in un corpo in cui non mi riconosco. Mi sento più uomo che donna. Tutto qui.
Quando hai iniziato a sentire questo tipo di sensazione?
Fin da bambino giocavo a calcio, odiavo le gonne. A 4 anni dicevo a mia madre "no, la gonna non mi piace". Ma da bambino non percepisci a pieno. In adolescenza invece inizi a fare i primi confronti con le altre persone.
L'adolescenza, appunto. Già periodo critico per tutti. Come hai affrontato tutto?
È stato difficile perché cambia il corpo. Facevo di tutto per nascondere il seno, ho sempre portato i capelli corti. Però non avevo ancora il coraggio di dire "mi sento diversa, voglio cambiare". Tutto è nato parlando con una persona che stava vivendo il suo cambiamento di sesso. Così ho iniziato a chiedermi "quando mi guardo allo specchio cosa vedo? Quello che sento è veramente quello che sto guardando?". Ho cominciato a vedermi sotto un altro aspetto. Mi guardavo e pensavo "non è quello che io vedo dentro di me. Io sono esattamente l'opposto".
Tu ne parli in maniera molto serena. Ma immagino ci siano stati momenti complessi.
Ho fatto un lavoro prima su me stesso. Prima di coinvolgere qualsiasi altra persona, a cominciare dai miei genitori. Dovevo capire chi ero veramente e accettarmi. Io all'inizio pensavo "perché è successo proprio a me?".
In famiglia come hai presentato la cosa?
Eravamo io e mia madre durante un congresso Agedo.
Durante l'incontro hanno letto una lettera scritta da me ai miei genitori in cui raccontavo cosa sentivo e chi volevo essere. Mia madre ascoltandola ha subito capito che l'avevo scritta io e che era riferita proprio a lei. Lei era lì per puro caso.
Cosa è successo dopo?
Dopo io sono andato a Bologna per un paio di giorni, al mio ritorno lei si comportava come se nulla fosse. Allora io ho affrontato l'argomento e le ho detto "so che hai capito. So che in fondo l'hai sempre saputo e io voglio dartene la conferma". Lei ha pianto molto. Pensava fosse colpa sua, in qualche modo. All'inizio ha cercato in tutti i modi di farmi essere più donna, mi portava nei negozi prettamente femminili. Poi ha capito che non era quello che volevo. Che in quei "panni" non stavo bene. Adesso mi accompagna nei negozi da uomo; anzi, mi compra lei la roba da uomo.
Il resto della famiglia come ha preso questo passo? In un contesto anche più ampio come può essere quello di un paesino, come percepisci la cosa? Ma, soprattutto, come ti senti percepito?
La maggior parte della gente mi considera ancora donna, perché mi ha conosciuto cosi o perché fa finta di non capire o non saperlo. Anche perché i cambiamenti, per il momento, non si vedono tanto. Quando cominceranno a vedersi, problema loro. Mi interessa di più l'opinione dei miei genitori perché voglio che mi accettino per come sono. Voglio che capiscano che non è una disgrazia. Vorrei solo questo. Ad esempio i miei cugini mi chiamano al maschile, senza che io abbia detto nulla.
Dev'essere bello, immagino, quando qualcuno, senza che tu abbia detto nulla, ti considera in automatico un ragazzo. Come se fosse innato.
Si, mi fa sentire a posto.
Hai detto che i cambiamenti per ora non si vedono. Perché? Cosa stai affrontando fisicamente? Sei seguito da uno psicologo?
Si, assolutamente. Perché il cambiamento del corpo non sempre è semplice. Io ad esempio ho sempre tenuto alla linea fisica ed assistere ad un notevole incremento di peso per via dell'aumento della massa muscolare, non è stato affatto semplice. Quindi lo psicologo è fondamentale. Da un paio d'anni ho cominciato ad interessarmi a tutto il processo. Invece da tre mesi prendo gli ormoni.

Quindi ormoni; per quanto riguarda gli organi genitali, invece, cosa hai deciso? Ci pensi? So che non necessariamente è uno step da affrontare.
Non so se possa darmi fastidio avere sulla mia carta d'identità il mio nome femminile. Al massimo si fanno una risata. Per quanto riguarda l'operazione, purtroppo, non avrei un organo completamente funzionante. Quindi non so, per ora ti dico di no. Magari cambierò idea.
Che rapporto hai con Iris? Quanto c'è, ancora, di lei in te?
In realtà non mi piace definirmi 100% uomo o 100% donna. Se qualcuno riconosce in me una parte femminile a me fa piacere. Per il resto sono sempre io, sono cambiato esteriormente. Ma l'essenza rimane quella. Mi piace tutto di me.
Molti tendono a confondere la sessualità col genere. Si tende a pensare che se uno si sente uomo con tutta probabilità sarà attratto dalle donne. Facciamo un po' di chiarezza?
Si, infatti alla mia risposta "mi piacciono gli uomini" la maggior parte della gente mi dice"allora perché non rimani donna?". Perché fanno confusione. L'orientamento sessuale segue le regole dell'attrazione. Da qui le definizioni: gay, lesbica, etero, ecc. Se invece parliamo di identità di genere, ed è quello che riguarda me e la transizione, significa non sentirsi bene col proprio corpo. Nel mio caso sono: una donna che sta diventando un uomo e che è attratto dagli uomini. Se avete bisogno di un'etichetta, a questo punto sono gay. Ma deve essere chiaro che il rapporto personale che io ho con il mio corpo e il mio sentirmi uomo non influenza affatto la mia personale regola d'attrazione.
Se ti trovassi davanti ad un adolescente che sta vivendo quello che tu hai vissuto, che cosa gli diresti per incoraggiarlo ad affrontare questo avvenimento in maniera positiva? Tutti hanno i propri tempi. Non esiste una regola. Direi di parlare con i genitori; è giusto, è davvero difficile farlo da soli. Magari non saranno d'accordo e diranno di no. Ma quel no col tempo, per forza di cose, diventerà un si se capiscono che è quello che può renderti felice. Bisogna affrontarli e spiegare. Sarà difficile per loro, ma bisogna aiutarli a capire. Si cresce insieme.
Michael ha momenti di sconforto? Pensi alla possibilità di poterti pentire, è possibile? L'ho pensato tante volte prima di cominciare il percorso. Una volta cominciato non mi sono mai pentito. Lo psicologo serve anche a questo. Non c'è assolutamente possibilità.
Cosa credi che manchi all'Italia e all'atteggiamento comune in generale? Perché sono quasi spaventati da queste realtà?
Perché hanno il luogo comune: transessuale = prostituta. Per loro sono travestiti. Credo che un esercizio di immedesimazione possa essere utile. Tu, ad esempio, che sei donna e ti senti donna, se ti svegliassi in un corpo di uomo che faresti? Non faresti tutto quello che sto facendo io? Non l'ho scelto, non l'ho voluto. Sto sistemando un piccolo errore (ride).
E l'Italia in tutto questo? Di cosa abbiamo bisogno?
Che se ne parli di più. Più informazione. Abbiamo paura di ciò che non conosciamo. Sicuramente la chiesa influisce. In fondo, se ci pensi, mi ha creato Dio, quindi se proprio dobbiamo incolpare qualcuno, ha sbagliato lui (ride). Ma il concetto di colpa proprio non mi va giù e spesso è cosi che vogliono farmi sentire: in colpa.
E attecchisce questa colpa?
All'inizio si. Poi ho approfondito. Dovevo capire chi fossi.
E chi sei? Quando ti guardi ora che cosa vedi?
M riconosco un po' di più. Ma c'è ancora molto da fare.
Quanto dura il percorso di cambiamento?
Tutta la vita.
Un percorso doloroso? Come si svolge?
Dipende da persona a persona. Dipende dalla dose e da come il corpo assimila il testosterone, nel mio caso. Io faccio l'iniezione ogni 40 giorni. C'è chi spalma un gel di testosterone, c'è chi fa l'iniezione più frequentemente. Dipende dal livello di testosterone raggiunto, ci sono dei parametri. Si fanno delle analisi che monitorano il tutto. Fisicamente senti qualcosa di diverso?
Cambiamenti di umore, tantissimi. Ho l'incazzatura maschia (ride). Ma è normale, è la fase di assestamento. Fisicamente vedo la massa muscolare aumentare.
Pensavo: sarai un uomo perfetto. Molti uomini, sbagliando, sotterrano la loro componente femminile percepita come attentato alla loro virilità . In te sono ben percepibili queste due componenti, mi piace.
Si esatto. Ho sempre detto di appartenere al terzo genere. Un equilibrio, a volte disequilibrio, di due, anche più componenti. Siamo fatti così.
Come costi? Se un ragazza/o vuole iniziare il percorso, è semplice, accessibile?
Si, è semplice, relativamente. In Puglia i tempi di attesa sono lunghi. Quando ho iniziato ad andare a Bari al Policlinico, se avessi scelto lo psicologo in via gratuita avrei dovuto aspettare un anno. Privatamente la cosa ovviamente cambia. So che a Napoli c'è un ottimo centro.
Sei in contatto con altre persone che stanno facendo il tuo percorso? Si.
L' hai fatto volontariamente o lo psicologo ti ha consigliato dei gruppi da seguire?
No, volontariamente. Almeno inizialmente, poi mi hanno anche indirizzato loro. Sono cose che non si sanno, ma ci sono dei gruppi aperti che possono informarti ed aiutarti.
Da un punto di vista fisico - sessuale. Il contesto sessuale è quello in cui si mette in scena ciò che si è, naturalmente parlando. Ti senti un uomo, ma in quel momento anatomicamente c'è ancora una donna.
Ci stiamo lavorando, non è semplice (ride).
Se dovessi pensare ad un desiderio imminente? Voglio le basette (ride).
Tu lavori in un contesto che è prettamente femminile, che approccio hanno le clienti del salone?
Alcune non mi hanno mai detto nulla e in automatico mi hanno dato del ragazzo. Altre mi hanno chiesto "come vuoi essere chiamato?". Questo è stato un modo carino e rispettoso.
Come vuoi essere chiamato?
Michael.
La scelta del nome? Come lo hai scelto?
Casualmente. Solo in seguito alla mia scelta ho scoperto che mia madre, prima che nascessi, non voleva sapere se fossi maschio o femmina. Quindi c'era sia la scelta femminile che quella maschile del nome. Iris, se fossi nata femmina, Michael se fossi nato maschio. Non so se è un caso o destino, ma io non sapevo di questa cosa. Mi piace come nome e l'ho scelto perché significa "chi è come Dio", quindi quasi in sua sostituzione.
Ed effettivamente io, adesso, mi sto creando. Sono il mio "creatore".
Stefania Pastore
Foto: Nunzia Natale
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