top of page

Nascita di una madre

  • Immagine del redattore: Paesane
    Paesane
  • 18 gen 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 20 gen 2018


ree

La sensazione di essermi lanciata nel vuoto, esattamente come chi fa paracadutismo, ho provato quando ho realizzato che una vita altra da me e dentro di me stava crescendo. È così che sono nata come madre, il mio istinto e senso materno si sono nutriti dell’eccitazione di una nuova avventura, un nuovo viaggio, un grande salto e del senso di responsabilità per chi è partito con te senza saperlo ancora.

Ho vissuto la gravidanza come un momento unico per poter migliorare me stessa e il mio stile di vita e cercato di assecondare la normale fisiologia del cambiamento del mio corpo fino al parto. Ho frequentato corsi e letto libri (uno per tutti: M. Recalcati, Le mani della Madre) per ficcare il naso in questo nuovo mondo e scoprire di più sull’universo del neonato e del come entrare in relazione con lui.

Ho acquisito la consapevolezza che il fatto di diventare genitori non attribuisce di per sé valore alla relazione filiale ma come in tutte le relazioni, il rapporto va costruito, nutrito e alimentato partendo dalla necessità di definire il nuovo nato come essere degno di tutto il nostro rispetto.

Il fatto che sia così indifeso non lo priva di diritti ma investe il così detto caregiver della tutela dei suoi bisogni. Già, perché il diffuso modo di pensare che il bambino “è solo un bambino” e che “si deve abituare” a dormire tra i rumori e la confusione (voi dormireste al centro di una stanza magari durante la visita di tutte le zie di vostra madre?), a piangere “perché altrimenti lo vizi”, ha urtato la mia sensibilità di madre, scontrandomi con il pressapochismo e la sufficienza con la quale ancora oggi, per la maggior parte delle persone, si affronta l’educazione del bambino.

Il figlio è la manifestazione dell’Altro e ne porta le tracce e le impronte (Recalcati, Il segreto del figlio) e da questi è condizionato il suo sviluppo. Nella prima fase di vita, non per un caso, vede appena la giusta distanza che lo separa dal volto della madre durante l’allattamento e crescendo si riconoscerà nello sguardo che la madre ha posato su di lui. Guarderà se stesso e il mondo nella stessa maniera in cui è stato guardato e accoglierà se stesso e gli altri nel modo in cui è stato accolto.

L’approccio alla pedagogia montessoriana ha poi fatto il resto per finire di convincermi (nel caso in cui ce ne fosse bisogno) che il bambino è un occasione unica per potersi migliorare, che nasce provvisto di tutte le competenze e che l’adulto deve solo osservare quanto sono in grado da soli di fare (Montessori, Educare alla libertà).

Questo preambolo per dire che irrisoria ancora è la possibilità di poter essere assistite in questo percorso che ci fa nascere come madri. Le istituzioni dovrebbero garantire gratuitamente a tutte le donne la fruizione di corsi per introdursi al mondo del nuovo nato, sfruttando magari i corsi preparto (perché per il parto è prevista una preparazione.. e dopo ?!?) che già si organizzano in ogni consultorio e sviluppandone i contenuti raggiungendo sempre un maggior numero di persone. Altresì fondamentale è assistere le madri nel post partum, nella gestione dell’allattamento, nell’approccio alla cura della salute del bambino e delle vaccinazioni, nella proposta di svezzamento e delle abitudini alimentari.

Da dati forniti dal MIUR dal 2007 al 2017, gli alunni disabili iscritti alle scuole dell’infanzia, alla primaria e alle medie sono aumentati del 26,8% con sempre crescenti difficoltà di apprendimento. Probabilmente ciò è conseguenza di un contesto familiare che si è modificato nel tempo ed è legato ad una cultura che oggi nega il sacrificio. Si pone grande attenzione a come si appare: basta che si osservi la vita da social di ognuno con un profilo pubblico quasi da star! Questo genera nei figli grande confusione, manca l’adulto riferimento, manca l’attenzione per ascoltare, manca il tempo per guardare bene negli occhi.

Il costo sociale è molto alto e non trascurabili sono anche i costi economici legati alla cura di queste nuove “patologie”. La chiave di volta, secondo me, sta nell’addrizzare la bussola verso i punti cardine fondamentali per lo sviluppo dell’essere umano e della società. Concentrarsi sul ruolo dei genitori, assumere il concetto di nuova vita che nasce come evento unico e irripetibile e assumere il concetto che il bambino di oggi sarà l’adulto di domani e agirà come ha visto fare.

Se ogni donna, e di conseguenza ogni famiglia, fosse informata dalle istituzioni competenti (consultori) su come approcciarsi alla sua nuova vita di madre, assecondando il suo istinto materno e fortificandolo attraverso un’adeguata formazione sarebbero molti i riscontri positivi.



Cosmiana Natale

Laureata in Scienze Politiche.


Fig: Le tre età della donna, Gustav Klimt.

 
 
 

Commenti


Non puoi più commentare questo post. Contatta il proprietario del sito per avere più informazioni.

© PAESANE- Il Blog-

.

bottom of page