Memoria: facoltà attiva
- Paesane
- 27 gen 2018
- Tempo di lettura: 7 min
27 Gennaio: "Un discorso di verità"

In ricordo delle vittime della shoah e degli altri genocidi e di chi, a rischio della propria, ha salvato altre vite e protetto le vittime.
Auschwitz 27 gennaio 1945. La neve ricopre come un sudario, compassionevole, i poveri corpi. Silenzio.
In quella mattina di 73 anni fa l’Armata Rossa abbatté i cancelli del campo di concentramento e sterminio di Auschwitz, in Polonia. Agli occhi del mondo l’orrore del regime nazista.
Nel campo pochi superstiti, ombre degli uomini e delle donne, dei bambini e delle bambine che erano. Sopravvissuti.
La loro voce racconta le atrocità subite, l’orrore dei ricordi.
Pochi giorni prima, quando ormai era imminente la disfatta, i nazisti trucidarono la maggior parte dei più deboli, distrussero i forni e le camere gas, e trasferirono gli abili in quella che fu definita “la marcia della morte”. Coperti solo da miseri “pigiama a righe” e senza scarpe, né cibo, la maggior parte di loro morì.
Nei campi di Auschwitz, Birkenau e Monowitz prese atto la “ soluzione finale”: milioni di ebrei, oltre che di rom, comunisti, omosessuali, Testimoni di Geova e disabili, furono uccisi nelle camere a gas o nei forni crematori, molti a colpi d’arma da fuoco e poi gettati, come rifiuti, nelle fosse comuni. I meno fortunati morirono di fame o di freddo. I loro corpi consunti furono trovati ancora intatti.
I bambini e le bambine usati come cavie per esperimenti di eugenetica, e poi destinati alle “camere della morte”.
Trattati come merce che, deperita, è meno di un rifiuto.
Persone private della dignità di esseri umani, ridotte ad un numero di identificazione, impresso sulla pelle da aghi rudimentali, intrisi di inchiostro e fissati a piccoli rettangoli di legno. Ogni timbro un numero.
Primo Levi nel suo capolavoro“ Se questo è un uomo”, scriverà “ Nulla più è nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga.”
I crimini commessi dai nazisti e dai loro collaboratori iniziarono nel 1933, nell’indifferenza internazionale, quando Hitler salì al potere e annunciò il suo concetto, peraltro senza alcuna base scientifica, di RAZZA SUPERIORE.
Albert Einstein alla domanda che gli fu rivolta, giunto negli Stati Uniti, per sfuggire alle leggi razziali, dirà “Appartengo all'unica razza che conosco, quella umana”.
I crimini commessi sono stati così atroci e SENZA PRECEDENTI nella storia dell’umanità da esigere la creazione di una parola nuova: GENOCIDIO. A parlarne per la prima volta nel 1944 fu il giurista ebreo polacco Raphael Lemkin.
Qual è il significato della parola “genocidio”? Esso è un PIANO BUROCRATICO, SOSTENUTO e INCORAGGIATO DALLO STATO, LEGITTIMATO DALLA LEGGE, CON L’INTENZIONE DI ANNIENTARE UN GRUPPO NAZIONALE, ETNICO, RELIGIOSO NELLA SUA TOTALITÁ E IN QUANTO TALE.
Tanto questo è vero che la filosofa tedesca Hannah Arendt, inviata come corrispondente a Gerusalemme, al processo contro Adolf Eichmann, nel suo saggio “ La banalità del male”, afferma che piuttosto che di Genocidio si dovrebbe parlare di “massacri amministrativi”. La figura di Eichmann è emblematica. Un burocrate, addetto all’emigrazione e poi promosso organizzatore delle deportazioni degli ebrei nei campi di sterminio, un uomo normale, diceva che non aveva intenzione di fare del male, ma che obbediva agli ordini, anzi ALLA LEGGE. Lo storico Michael Burleigh nel suo libro “Il terzo Reich”, afferma che questo è il male peggiore, quello commesso da esseri umani che si rifiutano di essere persone, che hanno scelto di rinunciare alle proprie facoltà di giudizio, di rinunciare a discernere il bene dal male. “Obbedivo agli ordini. OBBEDIVO ALLA LEGGE”. Questa la risposta di tutti i criminali accusati di “ Crimini contro l’umanità” processati a Norimberga.
Mai prima d’ora era stata perseguita, come una questione di politica nazionale, la distruzione completa e totale dei gruppi identificati come indegni di vivere.
Il piano razzista di Hitler e dei suoi collaboratori di preservare e migliorare la RAZZA ARIANA, quindi annientare tutti quelli che considerava inferiori. Ma qualcuno non sa che il piano prevedeva di eliminare i disabili (il programma di eutanasia “Operazione T4” ha portato all’uccisione di 200.000 mentalmente o fisicamente disabili, uomini, donne e bambini sopra i 6 anni) ed è noto che cominciò la sua operazione di sterminio col concedere una morte “pietosa agli incurabili”. Poi di eliminare i rom, (con i programmi di rastrellamento e annientamento di milioni di zingari) ma anche di eliminare i comunisti e tutti gli oppositori politici, gli apolidi, i polacchi, gli omosessuali e i testimoni di Geova. È stato anche il primo ad organizzare uno STERMINIO DI GENERE nel campo di concentramento per sole donne di Ravensbruck, a nord di Berlino.
Lì erano rinchiuse e torturate donne definite asociali: senza fissa dimora, disabili, testimoni di Geova, oppositrici politiche, attiviste della resistenza, comuniste, malate di mente, zingare, lesbiche, vagabonde, prostitute, mendicanti, ladre, e, solo in minima parte, ebree. Donne considerate di razza inferiore e reiette, che andavano punite ed estirpate dalla società, per evitare che contagiassero gli ariani. Nel campo le donne subirono sevizie, esperimenti medici, torture, esecuzioni sommarie e lavori forzati. Le donne furono torturate, fatte soffrire in maniera inaudita. Fu compiuta una sterilizzazione di massa, oltre ad aborti atroci. Le donne su cui non si poteva più praticare l’aborto, si lasciarono partorire e videro morire di fame i propri figli, sotto i loro occhi. A Ravensbruck i nazisti praticarono il controllo della riproduzione, fu un laboratorio per applicare sui loro corpi vari metodi e studiare come reagivano ai trattamenti. Le giovani studentesse polacche di Lublino, scelte per gli esperimenti medici, che furono soprannominate “I conigli”, per la loro andatura zoppicante, subirono atroci esperimenti alle gambe. Himmler chiese ai dottori di ricreare le condizioni dei campi di battaglia, le ragazze furono mutilate e infettate con la gangrena gassosa per testare i farmaci che potevano essere efficaci per i soldati. Migliaia di donne furono uccise dai nazisti nelle camere a gas a guerra finita, per tentare di nascondere le tracce di quell’inferno. La storia è al centro del libro della giornalista inglese Sarah Helm,
“Il cielo sopra l’inferno” il cui titolo originale è If this is a woman - Se questa è una donna .
Durante la Shoah i DIRITTI UMANI sono stati tutti brutalmente negati e l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, al fine di combattere e prevenire gli atti di barbarie commessi durante la II guerra mondiale, il 10 dicembre del 1948 ha approvato e proclamato la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. La Dichiarazione rappresenta una rivoluzione giuridica, politica e culturale ancora in atto, un documento fondato sulla dignità della persona umana e sull’unità del genere umano “Un ideale da raggiungere da parte di tutti i popoli e di tutte le nazioni, ed esprime l’affermazione del principio dell’Uguaglianza dei diritti, di tutti i membri della famiglia umana”, così recita il preambolo. E l’art. 1“ TUTTI GLI ESSERI UMANI NASCONO LIBERI ED UGUALI IN DIGNITA’ E DIRITTI “.
Un ideale che ha ispirato anche la nostra Costituzione Italiana.
Nello stesso anno e per le stesse ragioni, le Nazioni Unite hanno sottoscritto un accordo internazionale volto a prevenire futuri atti di genocidio (La Convenzione delle Nazioni Unite sulla prevenzione e la repressione del crimine di genocidio) e a partire dal 2005 , il 27 gennaio, data della liberazione dal lager di Auschwitz, si celebra in tutto il mondo La Giornata della Memoria.
E’ con legge 211/20 luglio 2000 che “la Repubblica Italiana ha riconosciuto il 27 gennaio come il “Giorno della Memoria” al fine di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”
Nella Giornata della Memoria si ricordano gli altri genocidi e atrocità di massa commessi in varie parti del mondo.
Oltre ai crimini nazisti e stalinisti, il genocidio dei nativi americani, il genocidio degli Armeni da parte dell’Impero ottomano nel 1915, quello degli italiani delle Foibe (dal 1943 al 1947), il genocidio dei tutsi in Ruanda (1994), quello in Cambogia (1975-1979), in Bosnia-Erzegovina, in Darfur, nella Repubblica Democratica del Congo, in Nigeria.
Per queste ragioni apprendere sulla storia del genocidio, ci permette una profonda riflessione sulle origini e i meccanismi della violenza.
COME È POTUTO ACCADERE TUTTO QUESTO?
E SOPRATTUTTO, POTREBBE ACCADERE DI NUOVO?
La cronaca ci riporta avvenimenti e fatti che esigono solo una risposta: non solo potrebbe accadere, ma sta accadendo.
La guerra dell’ISIS, definita "guerra di religione", contro l’umanità intera, che non conosce tolleranza e rispetto per i diritti umani.
È notizia recente la presenza di almeno 5 fosse comuni in BURUNDI. In questo momento è in corso, la guerra in Sud Sudan. Due milioni e mezzo di sfollati. Crisi umanitaria enorme, tra le peggiori al mondo. La guerra in Siria che dura ormai da sei anni e che ha provocato oltre 200.000 morti ed oltre 4 milioni di profughi, è davvero finita?
E l’elenco potrebbe continuare.
IL GENOCIDIO non è UN INCIDENTE e NON è INEVITABILE.
I Genocidi accadono perché le persone e i governi prendono decisioni che perpetuano le discriminazioni e le persecuzioni.
Per queste ragioni diventa fondamentale continuare a parlarne, conoscere e comprendere, operare una riflessione critica sulle radici del genocidio. E in questo può aiutarci la ricerca negli archivi storici, ed anche la lettura di testi come “ Se questo è un uomo” di Primo Levi o “Il diario di Anna Frank”.
L'Educazione sul Genocidio, su questo drammatico capitolo della storia comune, è così importante perché ci pone di fronte a questioni etiche inquietanti e ci aiuta a comprendere meglio come la violenza può essere prevenuta.
Dal messaggio della Direttrice Generale dell’UNESCO Audry Azoulay un invito.
“Tutti noi abbiamo un ruolo da svolgere: attori politici, esperti, storici, artisti, quanti operano nel mondo dell’educazione, cittadini. Possiamo creare consapevolezza contro l’oblio, il rifiuto, il negazionismo, la relativizzazione dei crimini e il ritorno degli stereotipi che alimentano l’odio. Possiamo opporre alla manipolazione dei fatti un discorso di verità “.
Patrizia Minerva
Immagine: Shalechet, ovvero le foglie morte dell'artista israeliano Menashe Kadishman.
Installata nel Museo Ebraico di Berlino.
Comments