top of page

La metamorfosi nel cuore: percorsi di transizione

  • Immagine del redattore: Paesane
    Paesane
  • 18 gen 2018
  • Tempo di lettura: 5 min

Aggiornamento: 20 gen 2018


Attorno alla tematica del transessualismo ruotano spesso pregiudizi e disinformazione dovuti sia a una non comprensione del fenomeno sia all'esigenza di allontanare ciò che si percepisce come troppo distante da sé.

Proprio per questo è fondamentale approfondire il tema per conoscere più da vicino i vissuti delle persone transessuali.

Ogni individuo ha una personale identità  sessuale determinata dalla complessa interazione tra sesso biologico, identità  di genere, ruolo di genere e orientamento sessuale.

Per sesso biologico si intende la componente genetica, cromosomica, ormonale e genitale che determina l'essere uomo o donna.

L'identità  di genere è la percezione di appartenere al genere maschile o a quello femminile.

Il ruolo di genere rappresenta il modo in cui ognuno esprime, a se stesso e agli altri, le caratteristiche tipiche del genere a cui si sente di appartenere attraverso comportamenti verbali ed estetici come ad esempio il modo di vestire.

L'orientamento sessuale è invece l'attrazione fisica ed affettiva nei confronti di una persona e può essere di tipo eterosessuale nel caso sia di sesso diverso, omosessuale nel caso dello stesso o bisessuale quando si esprime nei confronti di entrambi i sessi.

La problematica del transessuale, definita nel DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) "Disforia di Genere", si colloca in una discrepanza tra sesso biologico e identità  di genere, causa di una forte e persistente percezione di appartenere al sesso opposto rispetto a quello dettato dalla biologia e di sentirsi quindi imprigionato in un corpo che non lo rappresenta.

Non c'è una ragione conclamata alla base della Disforia di genere ma si ipotizza possa derivare dalla particolare interazione di fattori genetici, ormonali, biologici, sociali, emotivi, nonché affettivi, familiari ed esperienziali.

Il malessere e la costante ambivalenza tra mente e corpo nascono già  nella primissima infanzia, tra i 2 e i 4 anni, quando i bambini iniziano a vivere come contradditorio il rapporto tra il loro corpo ed i loro sentimenti.

La tempesta ormonale e lo sviluppo dei caratteri sessuali secondari, tipici del periodo puberale, accentuano la sensazione di disagio e dissociazione in quanto non vengono accettati i cambiamenti fisici dettati dal sesso di appartenenza, come ad esempio il seno in una donna che si percepisce uomo o la barba per un uomo che si percepisce donna.

Solo in una piccola percentuale di questi la disforia persiste in età adulta, nella maggior parte dei casi invece evolve in un orientamento omosessuale.

Nel caso in cui la percezione di incongruità  e il sentirsi ostaggio di un corpo estraneo continui, il bisogno di sentirsi riconosciuti ed accettati dalla società  si fa così forte da rendere il percorso di adeguamento sessuale un passo d'obbligo.

L'iter di transizione è un percorso lungo e faticoso scandito soprattutto dalla soggettività  di chi vi si sottopone poiché ogni persona è diversa per caratteristiche sociali, demografiche e culturali, nonché per la rete di sostegno.

Una volta presa coscienza di ciò che si è, la terapia ormonale è il primo passo che permette di inibire le caratteristiche fisiche specifiche del sesso biologico di appartenenza e dare inizio alla trasformazione del corpo.

Fase indispensabile e anche molto delicata è il Real Life Test, esperienza durante la quale il soggetto vive già  come se fosse dell'altro sesso mostrandosi per ciò che è alla famiglia, agli amici e ai colleghi.

L'adeguamento definitivo del corpo viene effettuato attraverso un intervento di riattribuzione chirurgica del sesso.

L'intervento ha un forte valenza simbolica perché rappresenta un vero e proprio passaggio tra ciò che si era prima, con i relativi vissuti di dolore e disagio, e ciò che si diventa dopo, sia a livello corporeo e legale che psicologico e sessuale.

Mentre in alcuni casi le persone con disforia di genere non sentono la necessità  dell'intervento, un po' per la paura delle operazioni, un po' perché preoccupati di perdere la soddisfazione sessuale, in molti altri casi invece tendono a sovrainvestire l'intervento chirurgico, idealizzandone eccessivamente il risultato estetico e funzionale, pensando possa risolvere come per magia ogni problema e malessere vissuti sino a quel momento.

Nel caso del transessuale androginoide (MtF, Male to Female) ovvero chi passa dal maschile al femminile, l'intervento è più frequente e meno complicato in quanto alla fase demolitiva, nella quale si asportano i genitali, segue subito una fase costruttiva dove per prima cosa si esegue la vaginoplastica, cioè si costruiscono la neo vagina e il neoclitoride che resta collegato ai vasi sanguigni e ai nervi per conservare la sensibilità  erogena che permetterà  di raggiungere l'orgasmo, in genere di intensità superiore a quello delle donne.

Nel transessuale ginandroide (FtM, Female to Male) ovvero la transizione dal femminile al maschile, il passaggio è invece molto più complicato e prevede infatti almeno 5 o 6 operazioni. I primi interventi sono di rimozione completa di vagina, utero e ovaie, organi che non possono essere utilizzati per la ricostruzione. La realizzazione del fallo si ottiene utilizzando un lembo di pelle e prelevando dei vasi venosi ed arteriosi e dei nervi di quel lembo cutaneo che però conserverà  una sensibilità  soltanto tattile e non erogena. Per ottenere l'erezione del neopene si può scegliere tra una protesi idraulica o una meccanica, mentre per quanto riguarda l'orgasmo, poiché i tessuti cutanei trapiantati non hanno sensibilità  erogena, il nuovo fallo viene posizionato chirurgicamente sopra il clitoride femminile di origine, che viene conservato proprio per fare in modo che con il movimento del pene durante i rapporti sessuali verrà di riflesso stimolato ad avere l'orgasmo, che non sempre si riesce a raggiungere e nel caso sarà  comunque di tipo femminile.

Anche se il percorso di transizione comporta stress, numerose operazioni e un forte impatto psicologico, la percentuale di soddisfazione post intervento è altissima, pari a circa l'80% e, nonostante la maggior difficoltà  negli FtM, i nuovi uomini risultano nel complesso i più soddisfatti.

In ambito sesso-affettivo, negli ultimi anni ci sono state molte novità , da una parte le tecniche medico-chirurgiche sempre più innovative tendono a valorizzare gli aspetti legati alla sessualità  e, infatti, un esempio riguarda la possibilità  delle transessuali MtoF di mantenere inalterati il livello di lubrificazione della neovagina e soprattutto il piacere orgasmico; dall'altra si è allargato il panorama relazionale dando spazio a nuove forme di attrazione di tipo transgender e infatti sempre più persone transgender pre e post intervento chirurgico, definite coppie switch, si uniscono in relazioni affettive e sessuali. Ad accomunarli sicuramente l'intensa esperienza relativa al percorso lungo e complesso dell'adeguamento (medico-psicologico e sociale) che rende più forte l'intesa proprio per la possibilità  di condividere i propri vissuti con più complicità.

Tali rivoluzioni non sono purtroppo sempre evidenti, in quanto a livello relazionale i transessuali sono spesso non compresi e per questo ignorati.

Nonostante questi progressi, infatti, molti transessuali si trovano a vivere un elevato carico di sofferenza psicologica dovuta ai profondi conflitti cognitivi ed emozionali, ma anche perché vittime di sentimenti di solitudine e isolamento e di costanti pressioni sociali e genitoriali.

Uno dei momenti più critici nella vita di un/una transessuale è infatti il coming-out quando cioè si prende la delicata decisione di dichiarare la propria condizione agli altri. Tale rivelazione è vissuta come un rischio e con forte stress perché la reazione degli altri è spesso imprevedibile e purtroppo non è scontato essere accettati e trovare appoggio incondizionato rispetto all'eventuale percorso di adeguamento.

Proprio questo non riconoscimento può contribuire all'insorgenza di disturbi quali ansia e depressione e in alcuni casi anche a ideazioni suicidarie.

L'atteggiamento transfobico della società , oltre ad avere spesso esiti violenti sia a livello fisico che verbale, mostra un atteggiamento di totale chiusura e ignoranza.

Spesso infatti si tende a pensare che i transessuali siano dei pervertiti, dei malati, o che l'essere trans sia un gioco o una moda, o peggio ancora per trarre profitto dalla prostituzione.

Purtroppo queste sono ideologie, figlie di un pregiudizio culturale radicato da tempo nella mentalità  della società , in grado di incidere negativamente sui vissuti dei transessuali impedendone un vero riconoscimento.

Indispensabile è il lavoro costante di centri e associazioni che si occupano di tematiche e persone transgender che si muovono per favorire accoglienza, ascolto, conoscenza per riuscire a superare il bigottismo e l'ignoranza, causa di inutili stereotipi e pregiudizi.


Titty Merafina

Psicologa, specializzata in sessuologia clinica.


Foto: Amos Mac.

 
 
 

Comments


Commenting on this post isn't available anymore. Contact the site owner for more info.

© PAESANE- Il Blog-

.

bottom of page