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La Lega e i falò

  • Immagine del redattore: Paesane
    Paesane
  • 29 gen 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

L’immagine della Boldrini è stata bruciata in piazza a Busto Arsizio giovedì scorso alla festa della Giobia. Se i simboli valgono qualcosa, un capannello di giovani leghisti ce lo ha ricordato.

Salvini & Co minimizzano la cosa, “una bravata da ragazzi“ dicono, mostrando un moderatismo tutto nuovo. Meno male che moderati lo sono davvero le vittime della trovata, Boldrini in testa e tutta l’Italia ragionevole che porta con sé che ha abbastanza buon senso da non scatenare reazioni al di là di una blanda indignazione.


E dire che gli Italiani hanno sempre considerato Busto Arsizio come un faro di civiltà, il triangolo che ha fatto l’Italia insieme a Castellanza e Gallarate negli anni del miracolo economico. Città del nord operose e dinamiche, ad altissima immigrazione dal sud negli anni sessanta e settanta, dove un operaio specializzato diventava facilmente imprenditore e assumeva 10 lombardi e 10 siciliani, a pari merito. Oggi la realtà industriale è molto cambiata -a causa della chiusura delle tante industrie tessili-e forse i bustocchi se lo sono un po’ dimenticato, il loro passato glorioso.


Oggi, ragazzi che dovrebbero rappresentare la giovane politica di un meno giovane partito, ne rappresentano l’espressione più becera. Lo fanno con atti violenti solo nella forma e non nella sostanza, per fortuna. Per questo, però, ancora più miserevoli. Si tratterebbe di meravigliosi boomerang politici se la democrazia fosse espressione luminosa del meglio dell’umanità. Purtroppo la democrazia è, nella migliore delle ipotesi, il male minore dell’umanità, come diceva Churchill, e in quanto tale non esiste alcuna garanzia che quanto successo riduca gli indici di gradimento della Lega. Certamente ne riduce il voto in condotta davanti a tutti coloro che abbiano conservato un minimo di lucidità.


Non è una tragedia quanto successo. Non va paragonato all’incendio dei libri, battesimo di tanti regimi dittatoriali. Farlo conferisce agli eventi un’aura che gli autori degli eventi stessi auspicano. Forse il commento migliore sarebbe il silenzio e il giudizio migliore una condanna senza appello di un gesto patetico. Ma siamo in democrazia, e un altro dei grandi topic delle democrazie è che il silenzio non è mai percorribile, così noi non facciamo eccezione.


L’Onorevole Boldrini è donna, e questo peggiora le cose visto che solo lei è presa di mira pur avendo espresso le stesse opinioni sull’immigrazione di suoi Colleghi, anche più autorevoli, maschi, vedi Presidente del Senato Pietro Grasso. A lui però è stata risparmiata la sentenza di strega. Forse perché le streghe sono solo femmine?


Va concesso il beneficio del dubbio per la tradizione lombarda del rogo del fantoccio, segno di rinnovamento, l’abbandono del vecchio per il nuovo, la rinascita della natura dalla madre terra, roba antica, ancestrale, mica liquidabile come un crimine diffamatorio. Concediamolo allora il beneficio del dubbio a questi rispettosissimi ragazzi leghisti, che presentano al Sindaco di Busto uno spaventapasseri più carino del solito, con i tratti somatici di una bella donna che riveste un ruolo che lui non avrà mai. Al primo cittadino però, che dovrebbe essere garante di tante cose oltre che super partes oltre che pienamente adulto, non so se vada concessa la stessa indulgenza.


Ricambiamo l’importanza dei simboli ricordataci dalle leve della Lega con l’importanza dei proverbi, anch’essi figli della tradizione e della storia. In particolare uno, in cui si parla di giovani incendiari che nascono e vecchi pompieri che muoiono. Mai come in questa letterale occasione gli auguriamo di scoprirsi vigili del fuoco, crescendo.



Lorenza Lobascio


 
 
 

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